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Capire l’islam (non solo quello radicale)

Due libri per indagare un fenomeno - il risveglio e le scelte, la società e l'interpretazione del mondo - e che certo non esauriscono il tema ma cercano di comprendere l'evoluzione politica - nel bene e nel male - di un sentimento religioso che riguarda due miliardi di fedeli. Non solo in Medio Oriente

26 Mar , 2024

Capire l’islam (non solo quello radicale)

Quando nel 1979 cinquantadue diplomatici americani furono tenuti in ostaggio a Teheran dai baldanzosi attivisti della rivoluzione iraniana, al Dipartimento di Stato si accorsero che alla legazione statunitense nella capitale iraniana non c’era nessuno che sapesse il persiano. Ripeterono l’errore qualche decennio dopo quando, dopo l’11 settembre, si accorsero al Pentagono, alla Cia, al Dipartimento di Stato che chi tra loro sapeva l’arabo era una mosca bianca. Non da meno,giornalisti, esperti e analisti – italiani e non – si accorsero dopo il 2001 che i musulmani non abitavano solo in Arabia saudita o nella Mezza luna fertile. Che c’erano sunniti e sciiti e che la maggior parte dei fedeli del Profeta vivevano e vivono fuori dal Medio oriente: in Africa, in Europa e, soprattutto, in Asia dove due Paesi (tre con l’India) formano le più popolose nazioni musulmane al Mondo. Di questo peccato originale eravamo ben consci anche noi ma cercammo di porvi rimedio. Qualcuno, come Paola Caridi, approfondendo il lato arabo della questione, grazie a un discreto pezzo di vita diviso tra Il Cairo e Gerusalemme. Inutile forse ricordare il suo libro su Hamas ma soprattutto il primo che scrisse: “Arabi invisibili”. Molti altri fra noi – tra cui l’indimenticato Mauro Martini – cercarono di riempire in altro modo quel vuoto informativo che nel tempo non si è molto colmato. Il primo libro – A Oriente del Profeta O/O editore – cercava di dire che l’islam non era solo quello arabo. Il secondo – A Oriente del Califfo R&S editore – cercava di sviscerare come il messaggio di Al Qaeda prima e dello Stato Islamico poi, fosse penetrato in profondità proprio a Est di Raqqa: in AfghanistanA Oriente del Califfo, Pakistan e nei 5 Stan dell’Asia centralle, ma anche in Bangladesh o nelle Filippine, in Malaysia o in Indonesia.

Nei giorni della strage al teatro russo costata la vita a quasi 140 persone, una sequenza di attentati (una sola vittima per fortuna) ha colpito la Thailandia del Sud, segnalando un preoccupante risveglio dell’islam radicale in un’area del mondo famosa ai più per spiagge e massaggi. Nessuno se n’è accorto proprio perché i nostri occhi rimangono concentrati su isole di conoscenza che sembrano emergere come per caso in un certo momento delle vicenda umane. Anche perché, in Thailandia non son tutti buddisti? Andare in profondità e, soprattutto, spaziare oltre confini certi, è il lavoro che ci ripromettiamo di continuare a fare considerando che il mondo è un po’ più vasto di quel che sembra e che un urlo a Gaza o una bomba a Kiev possono arrivare a risvegliare qualcosa a migliaia di chilometri di distanza.

Oggi i nostri due saggi collettivi sono solo apparentemente un po’ datati. Certo, mancano di notizie fresche. Ma quel metodo resta valido e quella chiave di lettura ancora funziona. Sembra che sia ancora la vecchia linea ferroviaria a dettarci, appunto, la linea editoriale.

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