Cerca

Processo a Memorial

La più antica Ong russa potrebbe essere liquidata dalla Procura Generale. L’accusa: aver violato ripetutamente la celeberrima legge russa sugli “agenti stranieri”. Negli ultimi anni, la normativa ha portato diverse Ong, media e gruppi della società civile a chiudere.

16 Nov , 2021

Processo a Memorial

L’udienza è fissata per il 25 novembre alle 11 ora di Mosca. Tra meno di dieci giorni Memorial, quella che è stata definita “la madre di tutte le Ong russe”, la più antica e autorevole, potrebbe essere sciolta. O meglio “liquidata”, come ha chiesto l’11 novembre la Procura Generale russa alla Corte Suprema. L’accusa: aver violato ripetutamente la celeberrima legge russa sugli “agenti stranieri”. Dal 2012 la normativa costringe tutte le organizzazioni non governative e i media che ricevono finanziamenti dall’estero di iscriversi in un apposito registro ufficiale, ed etichettare tutte le proprie pubblicazioni, compresi i post sui social media, con la infame “markirovka” di agente straniero – con sanzioni penali per chi trasgredisce. Nel caso di Memorial, anche ogni volta che presentavano un libro o un incontro. Una legge che ha portato negli ultimi anni diverse Ong, media e gruppi della società civile a chiudere.

“Accuse false. Abbiamo sempre seguito le leggi ma queste sono diventate sempre più stringenti”, anno dopo anno, ha replicato la Ong in un comunicato sul proprio sito web. A quel registro Memorial è iscritta dal 2015, ma ha sempre criticato la legge come strumento di repressione delle organizzazioni indipendenti, chiedendo di abrogarla. “Crediamo che non ci sia nessuna base legale per la liquidazione di Memorial International. Si tratta di una decisione politica per eliminare un’organizzazione dedita alla storia delle repressioni politiche e alla difesa dei diritti umani”. Non ci arrendiamo – promettono – il 25 tenteremo di controbattere. Ma la strada è tutta in salita.

“Negli ultimi giorni assistiamo a una nuova ondata repressiva, a una serie di provvedimenti che colpiscono in maniera straordinaria i difensori dei diritti umani – spiega Francesca Gori, tra i fondatori di Memorial Italia. – Mettere fuori legge Memorial è un segno ulteriore della china antidemocratica che la Russia di Putin continua a percorrere con sempre maggiore determinazione. Un’offesa non soltanto a tutte le vittime dello stalinismo e del comunismo sovietico, a partire dai suoi fondatori (Oleg Orlov, Lena Zemkova, Arsenij Roginskij e Andrej Sacharov), ma alle migliaia dei militanti per i diritti umani in Russia”.

Dalla battaglia per la memoria storica delle vittime dello Stalinismo, dei Gulag e delle repressioni sovietiche, a quella contro le violazioni dei diritti umani nella Russia di oggi, da Eltsin a Stalin, specie nella regione del Caucaso settentrionale.

Memorial non è solo la sua sede nel centro storico di Mosca: è anche una rete di 45 sedi periferiche in 41 regioni della Federazione, spesso piccolissime, con pochi mezzi e pochi contatti, che finora potevano contare sull’assistenza e il supporto della casa madre, come un ombrello protettivo. Per aiutare anche le famiglie dei prigionieri politici che ultimamente nel paese – ricorda la Ong – sono aumentati. Oggi sono 420, erano 46 nel 2015. Tra gli ultimi casi, l’arresto di Lilija Chanysheva, già a capo della sezione di Ufa del Fondo per la lotta alla corruzione di Aleksey Navalny, in Bashkortostan, a mille chilometri da Mosca. È la prima attivista dell’opposizione a essere accusata non di un reato pretestuoso, ma direttamente del reato di “attività estremista” che prevede fino a 10 anni di colonia penale. Sarà trasferita a Mosca in stato di detenzione in attesa del processo. Nonostante il fatto che sia incinta. In carcere a metà ottobre è finito anche il rettore della prestigiosa università di scienze sociali ed economiche di Mosca “Shaninka”, il 69enne Sergey Zuyev.

L’iniziativa di Memorial “Ultimo indirizzo conosciuto”

Proprio mentre l’Unione Europea è distratta a osservare quel che accade coi profughi sul confine tra Bielorussia e Polonia.

Per il Consiglio d’Europa – che invita i pm russi a ripensarci – la chiusura di Memorial sarebbe un “colpo devastante” per la società civile del paese. Ma non è che l’ultimo affondo contro le voci critiche in Russia, che dimostra quanto poco importi al Cremlino dell’opinione pubblica internazionale.  

“Diritti umani e diritto alla memoria e alla verità storica – riassume Gori – rappresentano per Putin e tutti coloro che lo difendono, un richiamo quotidiano alla libertà che non poteva più essere accettato dal regime di Mosca”. (L. S.)

Richiedi la rivista Lettera22