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Migrazioni, quel muro contro muro che fa male a tutti

“Link2007 – Cooperazione in rete” presenta una serie di proposte per superare la logica emergenziale e inaugurare un nuova fase di dialogo con le istituzioni.

22 Mar , 2023

Migrazioni, quel muro contro muro che fa male a tutti

Trovare una soluzione per uscire dal muro contro muro a sfondo meramente ideologico, buono forse per racimolare qualche consenso in più ma di nessuna utilità per migliorare la gestione delle migrazioni. E, soprattutto, cercare di scongiurare nuove tragedie del mare come quella di Cutro, ennesima dimostrazione di impotenza consumatasi a pochi metri dalle nostre coste. L’alleanza “Link2007 – Cooperazione in rete” – che riunisce alcune tra le più importanti Ong italiane – prova ad alzare coraggiosamente l’asticella e a rilanciare il dialogo con Governo e Parlamento, superando le divisioni che hanno reso finora impossibile una reale collaborazione.

Il documento “Governo dell’immigrazione e cooperazione con i paesi di origine”, presentato dalla rete non governativa, è un manifesto sintetico di proposte per migliorare le politiche migratorie italiane ed europee così come la condizione di rifugiati e richiedenti asilo. In primis, è necessario uscire dalla logica emergenziale e abbandonare le trincee dell’ideologia per riuscire a valorizzare il patrimonio di esperienze e capacità di azione delle organizzazioni della società civile, che da decenni lavorano al fianco dei migranti. “Occorre passare dalla politica del Viminale alla politica di Palazzo Chigi, abbandonando l’attuale impostazione concentrata su sicurezza e contenimento”, si legge nel testo diffuso in questi giorni. Il secondo requisito imprescindibile è riconoscere una volta per tutte che le migrazioni sono un fenomeno strutturale e che va affrontato in quanto tale.

Per abbracciare una visione più ampia – sottolinea Link2007 – è anche necessario colmare le tante lacune e le distorsioni della narrazione dominante. A partire dai riflettori accesi in modo quasi esclusivo sui salvataggi delle Ong nel Mediterraneo centrale, che negli ultimi cinque anni sono state coinvolte in realtà solo nel 12-14% degli sbarchi totali. Altrettanto urgente è una revisione della normativa, che da oltre venti anni si fonda sulla legge Bossi-Fini, oggi ancor più inadeguata a fornire risposte in un mondo in rapido cambiamento.

Non poteva mancare un richiamo alle istituzioni sovranazionali, in particolare Onu e Unione europea, troppo spesso relegate ai margini, mentre potrebbero favorire una governance globale delle migrazioni a patto di ricevere le dovute deleghe di competenze da parte degli Stati nazionali. Con il Patto globale dell’ONU per una migrazione sicura, ordinata e regolare e il Patto globale sui rifugiati, approvati nel 2018, l’Assemblea del Palazzo di Vetro ha già fornito dei modelli per promuovere politiche coordinate.

Il Vecchio continente, del resto, non se la passa bene. L’Europa procede tra mille contraddizioni e il tanto auspicato patto sulle migrazioni non ha mai visto la luce, mentre la riforma degli accordi di Dublino sui richiedenti asilo non è al momento in agenda. Quest’ultima richiederà tempo e trattative ma, secondo Link2007, non è un motivo sufficiente per restare a guardare, perché sono diverse le azioni che possono contribuire subito a cambiare il quadro globale: l’Italia può adottare un sistema d’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo diffuso su tutta la penisola, con piccoli numeri per ogni regione e provincia, e recuperare il terreno perduto in materia di aiuto pubblico allo sviluppo (abbiamo promesso ai Paesi poveri lo 0.7 % del Reddito nazionale lordo, ma siamo fermi allo 0.22%). Nuovi accordi di riammissione e rimpatrio, siglati in un’ottica di vera cooperazione, e la concessione della cittadinanza alle nuove generazioni di immigrati sono altre misure caldeggiate dalle Ong. Senza dimenticare la lotta contro i trafficanti in Libia.

Anche le prospettive di sviluppo sull’altra sponda del Mediterraneo impongono una seria riflessione. Nel 2050 la popolazione dell’Africa subsahariana raddoppierà per raggiungere circa 2,3 miliardi di persone, con un probabile bacino di 750 milioni di persone in età lavorativa. Allo stesso tempo, si prevede che la popolazione italiana diminuirà di 15 milioni. Secondo il mondo non governativo, occorre scorgere adesso le opportunità di questi sviluppi: l’Africa ha bisogno dell’Europa e l’Europa ha bisogno dell’Africa. La creazione di un partenariato euro-africano permanente, dotato di risorse sufficienti, può tracciare il solco di una rinnovata cooperazione tra i due continenti. Meglio ancora se i debiti dei Paesi a sud del Mare nostrum saranno convertiti in investimenti per la creazione di ricchezza e di nuovi posti di lavoro.

Queste alcune delle proposte avanzate da Link2007. Di fronte al perpetuarsi di morti e naufragi è innegabile che serva un profondo ripensamento: sono più di 26.000 le persone annegate nel Mediterraneo negli ultimi 10 anni. Anni di scontri e di strumentalizzazioni politiche non hanno migliorato in alcun modo la condizione e la gestione degli stranieri che abbandonano il loro Paese in cerca di fortuna. Dopo aver aperto la porta al dialogo, le Ong attendono ora un segnale da Palazzo Chigi.

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