Cerca

Memorie prigioniere

"Ostaggi d’Italia" di Dario Borso per Exòrma raccoglie i diari di tre soldati semplici caduti in prigionia in seguito alle disfatte di Adua, Caporetto e dell’Otto settembre del '43. Un'Italia lontana dagli ideali per cui era costretta a combattere

27 Mag , 2021

Memorie prigioniere

In Ostaggi d’Italia. Tre viaggi obbligati nella Storia, uscito da poco per Exòrma, Dario Borso raccoglie e commenta i diari di tre soldati semplici caduti in prigionia in seguito a tre disfatte di Stato: Adua 1896, Caporetto 1917 e l’Otto settembre 1943. Testi scritti in emergenza, a volte claudicanti, che sanno però farci rivivere in pieno la condizione di paura e di stenti, e insieme la tenace volontà di sopravvivere dei loro autori. Sono pagine inedite (corredate da foto e manoscritti) attraverso cui parla un’altra Italia, tanto reale quanto estranea agli ideali per cui fu costretta a combattere.
Qui sotto riportiamo l’incipit del diario di prigionia delll’alpino Mariano Callegari di Alleghe, classe 1873.

Il primo marzo 1896 nella sanguinosa battaglia di Adua fui fatto prigioniero. Una pallottola nemica mi aveva ferito alla testa ed avevo tutto il viso e gli abiti rossi di sangue. Come fui preso, gli Abissini mi condussero al campo Sciovano, dove rimasi tre giorni, cibandomi di un poco di orzo ed alcuni ceci.
Dopo otto giorni di cammino ne stetti altri dieci rinchiuso in una tenda ed ebbi per cibarmi 2 chili tra orzo e ceci. La ferita alla testa mi faceva molto soffrire, giacché non era stata curata per nulla ed ebbi solo un aiuto dai miei compagni.
Partiti da questa località mi condussero a raggiungere altri prigionieri. Ero sfinito e non potevo più reggermi, fortunatamente un mio compagno di prigionia mi aiutò e mi diede un pezzo di pane.
Giovedì e sabato santo non mangiai nulla, la domenica ci distribuirono una brancata di orzo secco e questa fu la mia Pasqua. Da questo momento cominciai a perdere la speranza di rivedere la mia patria.
Il lunedì dopo Pasqua fui consegnato ad una famiglia abissina e con questa principiò il cammino verso Addis-Abeba. Questo viaggio durò tre mesi. Cominciò un nuovo calvario, da quella famiglia eravamo trattati male e tenuti a digiuno.
Stanchi ed affamati, una notte, io ed un mio compagno progettammo di fuggire. Difatti il piano riuscì. Ci internammo nelle foreste e fra ostacoli di ogni sorta proseguimmo il cammino verso Addis Abeba.
Nella foresta si cominciò a trovare nuovo cibo e ci rimettemmo un po’ alla volta di nuovo in forze. La ferita non mi dava ormai più fastidio. La notte per ripararci da possibili attacchi di bestie feroci ci rifugiavamo nelle capanne, chiamate tuculli, e così si poteva trascorrere la notte senza troppa paura. Ogni tanto si chiedeva a qualche moro la via da seguirsi ed essi ci insegnavano. E così si proseguiva sempre lemosinando da una capanna all’altra.
Notai che l’uomo era più caritatevole e più buono della donna. Difatti mentre l’uomo ci donava sempre qualcosa la donna ci aizzava contro i cani.
Durante il viaggio fummo trattati molte volte e creduti dei dottori. Se qualcuno era ammallato ci chiamavano per le capanne e noi si cercava di aiutare quei disgraziati e procurarli assistenza. Qualche volta con delle erbe preparevamo dei decotti senza però sapere se facevano bene o male. In questo modo ci si poteva guadagnarsi qualche manciata di orzo.
Dopo un mese di cammino cominciò a mancare le scarpe ed i vestiti; scalzo ed a brandelli dopo 15giorni arrivai a Sciova. Quivi un prete abissino mi diede un pezzo di tela per coprirmi la vergogna.
Lemosinando sempre finalmente giunsi ad Addis-Abeba. Fui preso e condotto avanti all’Imperatore Menelich, in un salone della reggia potei finalmente, dopo tanto digiuno, sfamarmi e quivi passai la notte.
Il giorno dopo fui consegnato anche ad un capo, che mi condusse otto giorni distante, rimasi così 5 mesi sotto la sua sorveglianza. Non potevo muovermi più di duecento metri ed ero continuamente accompagnato da un suo servo. Questo capo mi prese di buon occhio e mi dava tutto quello che poteva.

Dario Borso
Ostaggi d’Italia. Tre viaggi obbligati nella storia
Exòrma 2021 Pagine: 227 Euro: 15,50

Richiedi la rivista Lettera22