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La via di Laura Conti

Partigiana, comunista, scrittrice, pioniera dell'ambientalismo italiano, Laura Conti oggi avrebbe 100 anni. E ancora tante cose da dirci

28 Apr , 2021

La via di Laura Conti

È il febbraio del 1945 quando su L’Avanti, diffuso clandestinamente a Milano, viene pubblicato un articolo-inchiesta sulle atrocità delle SS e sulla vita dei prigionieri nel campo di concentramento di Gries, a Bolzano, un campo di transito verso la deportazione in Germania e le camere a gas. Ripreso dalla Libera stampa di Lugano e letto da Radio Londra, l’articolo era stato recapitato a Lelio Basso grazie a una rete clandestina che arrivava fin dentro il campo. Fino a una studentessa di medicina dai capelli biondi e ramati e gli occhi magnetici, arrestata il 14 luglio 1944, dopo un anno di attività clandestina. Due mesi a San Vittore, poi il trasferimento nel campo di Gries. Quella studentessa, principale artefice dell’inchiesta, aveva la matricola 3786. Si chiamava Laura Conti, sarebbe diventata la pioniera dell’ambientalismo italiano e, nata il 31 marzo 1921, oggi avrebbe 100 anni. E ancora tante cose da dirci, spiegano Barbara Bonomi Romagnoli e Marina Turi – “due femministe irrequiete che hanno in comune con Laura la curiosità e lo sguardo rivolto ai temi ambientali” – in Laura non c’è. Dialoghi possibili con Laura Conti (Fandango 2021).

Le autrici scelgono una strada poco ortodossa, come è stata la vita di Laura Conti, “una donna libera, spregiudicata, coraggiosa, scomoda, di eccezionale vitalità e combattività”. La immaginano infatti con la sua “inseparabile macchina da scrivere e la sua cocciuta insistenza” nel ripetere che “tutto ciò che è antiecologico è antieconomico”, “come se fosse qui tra noi, ma facendole pronunciare le parole che scrisse”, a partire da un attento recupero di una parte dell’immenso patrimonio lasciato in eredità da Laura Conti con la sua morte, il 25 maggio 1993. “Un patrimonio culturale che non è né valorizzato né capitalizzato”, lamentano Bonomi Romagnoli e Turi. Per loro, Laura non c’è perché “non c’è nei libri di storia, non c’è nei luoghi dove la storia si fa”, anche se rimangono i suoi scritti, raccolti e catalogati a partire dal 2010 dalla Fondazione Micheletti di Milano grazie alla perseveranza di Marco Martorelli, l’esecutore testamentario e il redattore di molti suoi libri.

Tra i meno conosciuti di questa donna che è stata partigiana, dirigente del Partito comunista, ortopedica e operatrice di “medicina scolastica”, amministratrice pubblica, deputata, divulgatrice, scrittrice, c’è anche “una “minuziosa e scrupolosissima bibliografia di tutta la produzione clandestina della Resistenza, in particolare del Nord-Italia”, ricorda Valeria Fieramonte in La via di Laura Conti. Ecologia, politica e cultura a servizio della democrazia (Enciclopedia delle donne, 2021). La Resistenza in Italia: 25 luglio 1943-25 aprile 1945, saggio bibliografico raccoglie gli indici di tutti periodici usciti in quel periodo, e poi volantini, ciclostilati e bollettini divisi per regione. Uno strumento, così lo presenta Laura Conti dandolo alle stampe nel 1961, per “chi voglia studiare la Resistenza Italiana non solo nei termini dello svolgimento dei fatti, ma anche per quel che riguarda il processo di formazione di un patrimonio di pensiero”.

Il patrimonio di pensiero di Laura Conti si nutre di fonti diverse, il marxismo mediato soprattutto da Lelio Basso, gli studi sulle mutue operaie inglesi che, ricordano Chiara Giorgi e Ilaria Pavan nel recente Storia dello Stato sociale in Italia (il Mulino), la fanno promotrice di un discorso precursore – siamo alla fine degli anni Cinquanta – che tiene insieme “previdenza, assistenza e sanità, indicando linee di riforma valide per i decenni seguenti”. E poi ancora gli studiosi Georgescu-Roegen ed Eugene P. Odum, “il più grande maestro di ecologia”. Ma al di là delle fonti, disparate quanto la sua curiosità inesauribile, rimane una costante. L’atteggiamento pragmatico, l’idea che anche pensare e studiare sia fare politica: “Non sono una scienziata, ma una studiosa dei problemi di ecologia. Pur trovando affascinante lo studio, credo che sia importante agire e operare. Per questo motivo ho deciso di fare politica. Non basta studiare, bisogna anche darsi da fare”.

Darsi da fare come “mendicanti straccioni che si aggirano all’esterno” della cittadella della scienza, per “guardar dentro dalle finestre”, “strizzare gli occhi”, “eliminare i riflessi e discernere qualcosa”. Identificare i modelli di relazione, attraverso un repertorio di modelli che passa anche per i romanzi, come Una lepre con la faccia di bambina, sulla catastrofe ambientale di Seveso (appena ripubblicato da Fandango).

Ma soprattutto per fiabe e favole: “La mia prima educazione è stata fatta con le favolette, mia madre ne conosceva un’infinità, perché era maestra e riceveva una rivista che ne conteneva moltissime. Ho imparato un sacco di cose dalle favolette”. Favole e poesia. Come quella di Gianni Rodari che Laura Conti fa includere nel documento che sancisce la nascita della Lega per l’ambiente, nel 1980. “Un signore di Scandicci buttava le castagne e mangiava i ricci/Un suo amico di Lastra e Signa buttava i pinoli e mangiava la pigna/Un suo amico di Prato mangiava la stagnola e buttava il cioccolato/Tanta gente non lo sa e dunque non se ne cruccia: la vita la butta via e mangia solo la buccia”.

Questo articolo è stato pubblicato su l’Espresso

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